23 dicembre

Qualche giorno fa mi sono fatto prestare dalla biblioteca il libro Hotel Copenaghen. Da quanto ho capito dovrebbe essere una storia romanzata di Niels Bohr , di sua moglie e della loro famiglia e della loro casa dove, negli anni tra le due grandi guerre del secolo scorso, vennero ospitati molti dei fisici che costruirono la moderna fisica atomica e quantistica. Uso il condizionale perché non lo sto leggendo. Inprevedibilmente se lo è preso Clelia che lo sta leggendo con interesse.

In effetti è una storia appassionante, anche per chi non sia particolarmente interessato agli sviluppi della fisica atomica, perché vi si intrecciano vicende famigliari e di amicizie più o meno tradite con la grande storia: l’avvento al potere del nazismo, la guerra e la costruzione (e l’uso soprattutto!) della bomba atomica. Bohr era un grande personaggio di cui il suo Paese, la Danimarca, andava fiero e che era famoso in tutto il mondo, secondo solo a Einstein, suo amico ma anche inarrivabile rivale. Max Planck, Albert Einstein e Niels Bohr furono i tre padri fondatori della fisica quantistica, nei primi 15 anni del ‘900 e tutti tre ricevettero il premio Nobel per le loro scoperte.

Al contrario di Einstein, che fu essenzialmente un solitario, Bohr si crebbe attorno una vera scuola di giovani fisici (alcuni dei quali arrivarono a loro volta al Nobel) che furono ospiti nell’istituto in cui insegnava e spesso nella sua casa. Tra questi il più importante fu certamente Werner Heisenberg, il primo a formulare la nuova meccanica quantistica nel 1925. Eccoli assieme nel 1937 (Bohr è col cappello).

Heisenberg era l’allievo prediletto, che trascorse lunghi periodi nella casa di Bohr. Non ne sono sicuro ma forse era presente anche quando uno dei figli di Bohr annegò cadendo da una barca su cui stavano il padre a i fratelli. Insomma, secondo alcuni storici era diventato quasi un figlio.

Ma Heisenberg era tedesco, e quando Hitler prese il potere decise di rimanere in Germania. Molti altri giovani fisici se ne andarono in Inghilterra o in America, ma lui restò e continuò a insegnare e a fare ricerca nel paese dove il potere dei nazisti stava crescendo. E restò in Germania anche dopo il ’40, quando il suo paese invase la piccola Danimarca. Certo, continuava insegnare la “fisica degenerata” degli ebrei, come la teoria della relatività di Einstein, ma evitava di farne il nome. Nello stesso periodo il suo collega Pascual Jordan, con cui aveva scritto alcuni dei lavori fondamentali sui fondamenti della meccanica quantistica, pure essendo iscritto al partito nazista e membro delle camicie brune, citava ancora a Einstein come un grande maestro, nelle sue ricerche.

In quegli anni i fisici stavano scoprendo la struttura dei nuclei atomici e si parlava della possibilità di ricavare energia dalla fissione dell’uranio, magari costruendo una bomba che sarebbe stata tanto potente da decidere le sorti della guerra. In questa situazione Bohr ricette una visita di Heisenberg che è diventata famosa. Su quell’incontro sono state scritte migliaia di pagine (c’è anche una bella piece teatrale), ma non si sa bene cosa si dissero. Sta di fatto che Heisenberg tornò in Germania dove lavorò allo sviluppo di un reattore nucleare, ma non alla costruzione della bomba. Sappiamo come andarono le cose. la Germania di Hitler non sviluppo mai un programma che avrebbe potuto portare alla bomba atomica e fu sconfitta prima che il reattore di Heisenberg cominciasse funzionare e prima che gli americani avessero pronta la bomba, che altrimenti sarebbe stat destinata alla Germania. Difficile capire come mai i tedeschi non arrivarono alla costruzione della bomba, pur disponendo anche di altri validi scienziati oltre a Heisenberg, magari più disposti di lui a lavorare per il regime. Jordan, per esempio, non venne mai nemmeno coinvolto nel progetto nucleare, forse perché non abbastanza antisemita. Dall’altra parte dell’oceano invece, gli americano svilupparono un gigantesco progetto scientifico-militare che, grazie al contributo degli scienziato fuggiti dall’Europa portò alla costruzione delle bombe che i militari decisero di far esplodere su Hiroshima e Nagasaki. Tra questi c’erano molti fisici che erano passati per l’Hotel Copenhagen, come Enrico Fermi e Robert Oppenheimer, e anche Bohr che arrivò negli USA ne ’43, quando la Danimarca divenne pericolosa per lui che aveva una madre ebrea.

Per quanto ne so, non si è mai capito se davvero Heisenberg cercò di ritardare il più possibile la costruzione di una bomba all uranio, come disse poi a guerra finita, o se invece sbagliò i calcoli e, ritenendo impossibile quella strada, indirizzò la ricerca sulla costruzione di un reattore nucleare che avrebbe potuto produrre il plutonio con cui costruire una bomba (come quella di Nagasaki). Sta di fatto che i fisici che volevano combattere Hitler, compresi i pacifisti Einstein e Bohr, contribuirono, più o meno marginalmente, alla costruzione delle vere bombe che esplosero sul Giappone. Contribuendo in modo determinante a cambiare la storia del Mondo. Bohr poi si impegnò, per tutta la vita cercare di promuovere il disarmo e la collaborazione tra USA e URSS. ma senza molto successo.

Insomma, di personaggi interessanti nella storia che, in quegli anni, si sviluppo’ attorno a quella casa che veniva chiamata Hotel Copenaghen, ce ne sono di sicuro.