26 febbraio 2023

Nei giorni scorsi tutti i mezzi di comunicazione hanno ricordato gli anniversari dei due eventi che hanno segnato questi ultimi anni: L’epidemia del COVID e l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Due eventi tragici che hanno causato migliaia di morti che volevo ricordare anch’io su queste pagine, ma sui quali è molto difficile scrivere qualcosa. Da giorni ci sto provando, accumulando appunti che mi sembrano sempre inadeguati, ma siccome non so fare meglio ecco, per quel che valgono, alcune osservazioni piuttosto inconcludenti.

La principale considerazione che mi viene in mente è che, in tutti e due i casi, abbiamo visto le tragiche conseguenze della incapacità degli organismi di governo, nazionali internazionali, di intervenire in modo adeguato di fronte a delle crisi di grande portata, ma anche l’impotenza e la rassegnazione di noi persone comune a fronte di questa inadeguatezza delle istituzioni.

Un po’ di giorni fa è stato pubblicato un rapporto dell’organizzazione mondiale della sanità, in cui si fa il punto su cosa l’esperienza del COVID dovrebbe insegnarci per il futuro. Il dato più eclatante riportato nel rapporto è ben noto, ed è che la pandemia ha colpito in modo ben diverso i paesi ricchi e quelli poveri. Basta citare la statistica delle vaccinazioni per rendersene conto: mentre nei paesi ricchi circa il 73 % della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, nei paesi poveri la percentuale non raggiunge il 31% ( per questi e altri dati si veda l‘articolo di Nature). Nonostante gli sforzi di molte associazioni umanitarie e anche di diversi Paesi, non siamo stati in grado di contrastare la forza delle grandi multinazionali del farmaco, che si sono opposte ad ogni ipotesi di liberalizzazione dei brevetti e che hanno potuto guadagnare miliardi con i contratti fatti con i paesi ricchi. I programmi di aiuto per fornire vaccini ai paesi poveri sono stati insufficienti e sono serviti più che altro come copertura di comportamenti predatori. Anche da parte di molti paesi ricchi che hanno fatto di tutto per accaparrarsi le forniture prima e più di altri. I richiami alla solidarietà, ma anche le considerazioni scientifiche che suggerivano la necessita di contrastare l’epidemia in modo globale sono serviti a poco. Quale insegnamento trarre da questo? L’ OMS suggerisce di prepararsi fin d’ora a gestire le prossime pandemie (che prima o poi arriveranno), con un meccanismo simile a quello adottato per le conferenze sul clima, le cosiddette COP, o Conferenze delle Parti, mettendo in piedi un altro apparato diplomatico gigantesco, fatto di rappresentanti di governi, ONG e enti vari. Insomma, la risposta rischia di essere un altro carrozzone incapace di prendere le decisioni rapide che sono invece necessarie in una crisi sanitaria. In un altro articolo di Nature, si evidenza l’inadeguatezza di questa proposta dell’OMS. Ma temo che le proteste le denunce del mondo accademico serviranno a poco contro le grandi multinazionali del farmaco, che hanno tutto l’interesse ad alimentare apparati farraginosi e inconcludenti, proprio come anno fatto le grandi industrie energetiche e inquinanti riguardo ai problemi climatici.

L’altro tragico anniversario e quello della guerra in Ucraina. E su questa guerra l’impotenza è ancora più evidente. Chi sostiene che la strada delle armi può portare solo altre morti e distruzioni è inascoltato e zittito. Mentre si impone l’idea che la fine di questa guerra non si può raggiungere con un compromesso, ma solo con la vittoria di una delle parti. Lo schieramento dei mezzi di informazione favore della guerra è tale che sembra quasi impossibile trovare un modo efficace per contrastare questo pensiero dominante. Le manifestazioni pacifiste sembrano stanche, inefficaci e di pura testimonianza. Ance in questo caso è molto difficile dire cosa si possa fare.

Per puro caso, mi è capitato negli ultimi giorni di imbattermi per un paio di volte (in un film e in un libro)in una storia che hai ha fatto pensare. La prima, nel film ” Il Processo ai Chicago 7” dove, verso la fine, nel tribunale dove si celebra il processo, uno degli imputati si mette leggere l’elenco dei soldati morti in Vietnam dal momento di inizio del processo fino alla sentenza. Migliaia di nomi che danno un senso palpitante a quella dimostrazione contro la guerra in Vietnam che era sfociata in duri scontri con la polizia fuori dalla convention democratica. Nel libro (la memoria del Topo) l’elenco dei morti è ancora più lungo, sono le 58.318 vittime americane della guerra in Vietnam, scolpiti sul Vietnam Veterans Memorial di Washington.Il fatto che tutti quei morti avessero un nome forse ha contato qualcosa per porre fine a quella terribile guerra. Anche allora però c’era una differenza. Delle decine di migliaia di morti americani si sapevano i nomi, ma i milioni di morti vietnamiti erano solo dei Charlie.

Di questa guerra che si sta combattendo ora invece non sappiamo nemmeno il numero delle vittime. I numeri sono approssimati e falsati dalla propaganda e anche chi cerca di raccogliere informazioni attendibili, come in questa pagina, non può fare molto. Forse se qualcuno tra i giornalisti che commentano la guerra cercasse di compilare un elenco di nomi e non solo di numeri, anche la percezione di questa guerra cambierebbe.

Proprio in questo periodo dell’anno corre anche il cinquantesimo anniversario della conclusione ufficiale della guerra in Vietnam, con la firma degli accordi di Parigi. Nessuno sembra ricordarsene, ma fu un evento memorabile, frutto di una trattativa che era iniziata cinque anni prima quando ogni trattativa sembrava impossibile. Eppure la guerra era arrivata a un punto talmente insostenibile che la trattativa iniziò, e fu grazie a quella volontà di mettersi attorno a un tavolo (e per mesi le delegazioni discussero della forma del tavolo) anche da posizione apparentemente inconciliabili, che nacque la possibilità di arrivare al cessate il fuoco. Perché oggi so continua ripetere che non è possibile nemmeno avviare un confronto? E cosa c’è oggi di così diverso che lo impedisce? Allora le manifestazioni contro la guerra erano all’ordine del giorno. e la pressione sul governo americano era molto forte sia in USA che in Europa. Perfino slogan folli come “10, 100, 1000 Vietnam” potevano suonare più come una richiesta di fine della guerra che come inviti a nuove guerre.Nessuno, per ora, si sognerebbe di gridare 10 100, 1000 Ucraine, per spingere Putin a trattare, ma il rischio è che ci si possa arrivare allungando enormemente quell’elenco di nomi che non conosciamo.

19 febbraio 2023

Oggi siamo andati fare un giro esplorativo della nuova pista ciclabile che stanno tracciando per arrivare a Dangri. Il tracciato parte dalla strada che sale a Trobbio, poco dopo Moneglio e passa per Stabbio pre poi proseguire congiungendosi per la Via del Monti Lariani in direzione di Dangri.

Noi siamo scesi lungo la strada carrozzabile fino Moneglio, credendo che la nuova strada partisse da lì, per cui abbiamo dovuto poi risalire fino a prendere l’imbocco giusto della via. I lavori sono ancora in corso e attualmente stanno sistemando un ponticello in ferro per superare una valle prima di Stabbio. Superatp questo paesino siamo arrivati a Monfiorito e siamo risaliti sul vecchio sentiero ripido e faticosa che, passando per Puii, riporta a Trobbio. E’ una bella gita attraverso i castagneti e questi vecchi alpeggi, dove sono rimaste in piedi poche cascine, mentre molte sono crollate o stanno crollando. A Moneglio, dall’unico abitante, abbiamo appreso che alcune di queste cascine sono state scoperchiate a bella posta dai proprietari per non dover pagare la tassa sugli immobili. Restano ben in piedi solo gli edifici che erano stati costruiti meglio, a volte davvero ammirevoli.

18 febbraio 2023

Tre giorni fa siamo andati con gli amici del gruppo cammini fare una passeggiata sul Sentiero del Viandante: prima tappa da Lecco ad Abbadia lariana. Il sentiero è stato ricavato seguendo per lungi tratti le reti di protezione, tra sfasciumi, pietraie e detriti caduti dalle ripide pareti che fiancheggiano il lago. Ne è risultato un sentiero pieno di saliscendi volte piuttosto ripidi e faticosi. Ci sono alcuni punti panoramici, con dei begli scorci sul lago sia verso lecco che verso Abbadia, ma purtroppo si è sempre disturbati dal rumore della superstrada che corre tra il sentiero e il lago. Insomma, una tappa breve (un paio d’ore) ma un po’ troppo faticosa rispetto a quello che offre.

Siamo in baita a goderci queste belle giornate. Certo è piacevole godersi il sole caldo, ma il terreno è secco come se fossimo in una zona desertica. Oggi ho dato un po’ d’acqua alle piante di ortensie, giusto per aiutarle a resistere alla siccità, ma se non piove ancora finiranno per seccare. Questa mattina c’era un po’ di foschia in cielo e sul lago, che durante il giorno si è diradata un poco e al tramonto si è tinta di rosa, come una pennellata di acquarello su tutto il paesaggio, mentre all’orizzonte il tramonto infiammava le nubi lontane.

13 febbraio 2023

Oggi la piccola Ada era a casa perché la sua scuola è sede di un seggio elettorale. Così è venuta da noi fina dal mattino siamo andati fare una passeggiata. Clelia ha scelto come meta la cascina Enco, sopra a Rezzago, un posto dove andavamo spesso molti anni fa, quando era piccola la nostra prima figlia e la seconda non era ancora nata. Allora si chiamava Rifugio Marinella ed era una fattoria con osteria annessa, dove si mangiava cibo piuttosto rustico e rustici erano anche i proprietari, che ci vivevano con alcuni figli. Ora l’ osteria è diventata un agriturismo, gestita dalla figlia dei vecchi proprietari, ed è ancora piuttosto rustico, quasi come allora, e anche la figlia ha mantenuto una certa originalità di modi che contribuiscono a rendere l’ambiente molto particolare. ci ha accolto con grande cordialità, forse anche perché eravamo con l’amica Marina ce la conosce abbastanza bene, si è impegnata prepararci dei ravioli alla ricotta e poi ci ha intrattenuti a lungo con la storia del suo impegno per tenere aperto e attivo questo posto.

L’ambiente attorno è molto bello, e anch’esso si è conservato come quarant’anni fa, con il grande castagneto che è invecchiato, ma non in modo sensibile dato che già allora era antico e che, almeno nel suo aspetto invernale, continua ad avere un fascino particolare. E’ uni di quei boschi in cui si apprezza in modo particolare la differenza tra il “vedere il bosco” e il “vedere gli alberi”, non nel senso della metafora in cui di solito questo confronto viene di solito proposto, ma proprio in senso visivo e concreto. Forse dipende dal fatto che gli alberi sono maestosi e posti alla giusta distanza. Basta lasciar correre lo sguardo tra di essi e si percepisce l’esistenza del bosco come entità principale, ma appena si ferma lo sguardo i singoli alberi balzano in evidenza e si impongono, mentre la mente ancora è presa dal loro scorrere come elementi di un soggetto collettivo.

Ci ho provato, ma è impossibile catturare in una foto questa impressione.

Oggi si è anche chiusa la tornata delle elezioni regionali. E’ andata come mi aspettavo purtroppo, con una vittoria di Fontana e dei suoi, nonostante tutti disastri combinati in questi anni del Covid. La cosa più tragica però è che l’astensione è arrivata ormai al 60%. Al momento tutti dicono che questo è un grave problema per la democrazia, ma temo che fra qualche settimana già non se ne parlerà più.

11 febbraio 2023

Torno a scrivere qualche riga dopo quasi una settimana, giusto per mantenere vivo il diario, ma non c’è molto da scrivere in questi giorni. Sono un po’ chiuso in casa per via del clima particolarmente freddo di questi giorni e del raffreddore che non passa. Abbiamo persino rinunciato alla solita gita settimanale con gli amici del Cammini. Ci stiamo preparando alla domenica elettorale, ma temo che il risultato non sarà piacevole. Vedremo lunedì.

Intanto continua giocherellare con i problemi di matematica. Il problema sulla spirale aurea di cui ho parlato qualche giorno fa è risolto. Sto preparando degli appunti un po’ dettagliati in cui spiego tutto e magari ci torno sopra domani.

6 febbraio 2023

Siamo scesi a Cantù. Tornarti nella nostra casa mentre alla radio si susseguivano le notizie sul terremoto che la casa ha tolto tante persone già provate dalla guerra. A volte è davvero difficile accettare l’assurda casualità delle tragedie. in queste situazioni mi viene sempre da pensare allo scritto di Albert Camus “L’assurdo”, che si conclude con quella frase indimenticabile ” Dobbiamo immaginare Sisifo felice” (questo è una specie di sunto critico).

Mentre arrivavano le notizie e i commentatori radiofonici si chiedevano cosa si potesse fare e se la solidarietà avesse ancora un senso di fronte a queste tragedie, stavo leggendo il libro di Auster, Ragazzo in fiamme, dove racconta del naufragio della nave con cui il “ragazzo” Stephen Crane stava andando a Cuba e del modo avventuroso con cui lui e altre due persone riuscirono a sopravvivere ai marosi, su una piccola barca di salvataggio. Auster racconta che Crane fu segnato da questa avventura per i pochi anni che gli rimasero da vivere. Scrisse un racconto su quella avventura e, per la prima volta nella sua carriera di scrittore, vi aggiunse una introduzione dedicata ai suoi compagni di sventura su quella barca. Una dedica che Auster descrive con queste parole: “un omaggio alle persone che lo avevano educato ai misteri della fratellanza sottile, inespressa, che, in un universo senza senso, è per l’uomo l’unica difesa dalla totale disperazione.” C’è solo da sperare che questa fratellanza sottile e inespressa riesca a serpeggiare anche tra le persone travolte da questa tragedia.

La foto del tramonto sul lago che avevo messo sul diario i 3 febbraio scorso è finita sul giornale La Provincia. Non per meriti speciali direi, ma perché il giornale a dedicato una pagina a raccogliere le foto che i lettori anno fatto allo spettacolare tramonto della sera prima. Un facile espediente per vendere copie, ma anche una piacevole raccolta di immagini, di cui alcune anche belle che si trovano in rete qui.

4 febbraio 2023

Giornata limpida ma con un vento di foehn che soffiava raffiche violente, per cui era impossibile restare fuori. In compenso la visibilità era spettacolare e a mezzogiorno il lago rifletteva come uno specchio. Poi ha continuato cambiare aspetto con le creste delle onde strapazzate dal vento che si vedevano dalla finestra come come una schiera di cigni in formazione sul lago.

Dovendo stare in casa mi sono dedicato un po’ ad esercizi di matematica, cercando di studiare un po’ le proprietà del cosiddetto triangolo aureo cioè un triangolo isoscele in cui la base è la sezione aurea del lato obliquo. Siccome gli angoli alla base sono la metà dell’angolo al vertice, bisecando un angolo alla base si costruisce un triangolo simile più piccolo e la costruzione si può ripetere all’infinito, costruendo triangoli aurei sempre più piccoli e annidati l’uno nell’altro. La cosa curiosa è che a partire da questi triangoli si può costruire una spirale fatta di archi di circonferenza, le cui spire si restringono attorno un punto. Dato che la sezione aurea è chiamata anche “divina proporzione”, qualcuno ha pensato che questo punto in cui sembra convergere la spirale si poteva ben chiamare “l’occhio di Dio”. Il problema è trovare esattamente dove si trova questo punto, trovando una costruzione geometrica che permetta di individuarlo e calcolarne le coordinate. Cercando in Internet ho trovato il modo di farlo, ma non sono riuscito a dimostrare che la costruzione fornisce davvero il polo (così lo chiamano i matematici) della spirale, e non ho trovato nessuna dimostrazione in rete. Di solito Internet ha le risposte tutti questi tipi di problemi matematici, ma questa volta no. hDovrò continuare a cercare.

3 febbraio 2023

Siamo arrivati in baita prima di mezzogiorno e al Sole, sul balcone, la temperatura era di 25 gradi. Se non fosse perché gli alberi sono spogli e i prati secchi sembrerebbe ormai primavera. Ovviamente abbiamo mangiato fuori, mentre in casa (dove c’erano 10°C) la stufa faceva il suo dovere. A sera sia stava benissimo anche dentro, mentre fuori esplodeva sul lago un tramonto infuocato.

1 febbraio 2023

Oggi bella gita con gli amici dei cammini. Partiti da Cantù siamo arrivati al lago di Montorfano attraversando il golf Villa d’Este e poi siamo saliti sul Monte Orfano dove ci sono i resti un castello. Lo storico del gruppo ci ha spiegato che le storie che raccontano di Federico Barbarossa passato di qui leccarsi le ferite dopo la battaglia di Legnano sono solo leggende. Comunque la cima della collina è un bel punto panoramico. In questa giornata di cielo azzurro il lago era bellissimo.